Partiamo dalla fine, il giorno dopo stavo già meglio, anzi stavo bene. Quindi, quello che pensavo fosse stato un infortunio in realtà non lo era, bensì solo un inconveniente, diciamo così. Un inconveniente che però mi ha fatto prendere un bello spavento.
Lunedì mattina 1 Novembre, è festa, un mese alla Firenze Marathon ed è giorno di Lungo: 35 chilometri per le strade del Mugello. Nelle settimane passate avevo corso prima 27 e poi 30 chilometri, questo avrebbe dovuto essere l’allenamento col chilometraggio più alto, per poi andare via via scemando nelle settimane prossime venture. Peraltro, visto che trovare tutti quei chilometri pianeggianti è un’impresa, ho optato per allenarmi su un circuito di 9 KM d ripetere per tre volte e mezzo.
Non sono solo, come ci sono due miei amici , Marco Zarra, che mi accompagnerà per la prima parte dell’allenamento e Giacomo Lacadi, per la seconda.
Il Lungo è un allenamento fondamentale per la preparazione della maratona. Si tratta di ricreare e avvicinarsi il più possibile alle condizioni della gara – 42,195 chilometri nel caso della Maratona – percorrendo circa l’ottanta per cento di quella distanza a un passo poco più lento di quello che vorremmo tenere il giorno della competizione. Un allenamento molto duro, sfiancante, sia dal punto di vista fisico che mentale.
Ma torniamo a noi, alla nostra grigia mattina di novembre. Iniziamo a correre e dopo pochi passi avverto un fastidio al tendine di Achille sinistro. Continuo, è più un fastidio appunto che dolore. Sto bene per il resto. corro con facilità, dopo dieci chilometri son fresco come una rosellina di campo.
Al dodicesimo il tendine inizia a farmi male, il dolore si espande al tallone e Marco mi avverte che sto correndo male adesso, forzo tutto sulla gamba che sta bene. Non ci siamo per niente.
Al quindicesimo mi fermo. Basta così. Mi girano parecchio, sia perchè non so se il dolore è una cosa grave o meno sia perchè interrompo un allenamento che come dicevo prima è fondamentale.
Depressione vera, come si vede nel video, ma ho preferito esser prudente e interrompere piuttosto che rischiare di peggiorare ulteriormente la situazione.
Alla fine ho fatto bene a far così. Il giorno successivo stavo già molto meglio, dopo essermene preso cura con ghiaccio, argilla e un paio di antinfiammatori, e ho ricominciato ad allenarmi come sempre. Con ogni probabilità la causa dell’infortunio è da ricercare nelle scarpe: non quelle che uso per correre ma quelle che indosso quotidianamente, ma questa è un’altra storia…
La maratona si avvicina e i chilometri da fare sono ancora tanti. Si va avanti.
Ciao e Buone corse
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